La regina del corso
by Laura Rossin
Avanza lungo il corso. La bella zona pedonale fiancheggiata da case basse e signorili, i bar e i negozi in bella mostra corrono lungo i fianchi di un corso in marmo rosa, come una passerella apposta che giace alle sue zampe. Molta gente affolla il corso ma il suo incedere spicca come se uno spot la illuminasse e tutto ciò che la circonda sembra avvolto da una nebbia leggera che sfuoca i contorni, dando risalto solo a lei. Altera ma non supponente, morbida con un passo elastico ed elegante. Non ho occhi che per lei. I suoi padroni camminano guardando le vetrine con lei al loro fianco. Io mi avvicino, chiedo il permesso di poterla accarezzare. Il loro sguardo si illumina di orgoglio. “E’ un levriero russo?” domando. Si stupiscono, è un po’ insolito vederne. Lei sembra non vedermi, si lascia accarezzare, lo sguardo che spazia davanti come a rincorrere chissà cosa chissà dove.. “come si chiama?” “Domitilla” …Domitilla! Ma è perfetto! Ripeto il suo nome che mi evoca ambienti nobiliari, velluti, alcove e segreti bisbigliati e mentre fantastico accarezzandola, lei mi appoggia le zampe sulle spalle! Neanche me ne accorgo e me la ritrovo in una posizione che mi lascia interdetta, perché ho di fronte un cane, ma la posizione è quella di un amico che ti poggia le mani sulle spalle! Niente slinguate affettuose, non le si addicono, ma un contegno e una sobrietà quasi regale. I nostri sguardi si sfiorano – e chi ha il coraggio di guardarla negli occhi con la bocca a pochi centimetri dal mio naso! – mentre le sussurro il mio stupore e le accarezzo il collo. “Quando qualcuno le piace farebbe di tutto per farsi coccolare!” “E’ impressionante, è alta come me!” – non che sia altissima ma al metro e sessanta ci arrivo!. La sua bocca si socchiude e le labbra assumono una leggera piega all’insù e sembra sorridere, maliziosa. Un istante dopo lascia le mie spalle, ricomponendosi nella sua posizione naturale e per un breve istante mi aspetto che mi faccia l’occhiolino. Invece guarda i suoi padroni e lentamente se ne va.
Qualche volta un silenzio o uno sguardo, dicono più di tante parole. Da qualche parte ho letto che se siamo nati con una bocca e due orecchie un motivo ci sarà. Forse dovremmo imparare ad parlare di meno e ad ascoltare di più.